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Le foto di Claudio Barontini omaggiano le Cinque Terre.

01 Dicembre 2020
Le foto di Claudio Barontini omaggiano le Cinque Terre.
"Nelle foto che ho scattato, passato, presente e futuro sembrano quasi combaciare, per rimanere sospesi in una dimensione unica e atemporale".

di Annalisa Nicastro 

 Tra i vigneti che Francesco Petrarca racconta illuminati dal sole e prediletti da Bacco è stato istituito nel 2015 il Parco Letterario Eugenio Montale e delle Cinque Terre, in occasione dei 40 anni dal conferimento del Nobel per la Letteratura. Un omaggio del Parco Nazionale delle Cinque Terre, di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore a uno dei più grandi poeti del ’900. 

Claudio Barontini è un fotografo professionista con all'attivo numerose collaborazioni con giornali nazionali e internazionali, conosciuto per i suoi ritratti fotografici a personaggi famosi e per i suoi reportage originali. Nel suo libro fotografico Cinque Terre i giorni della vendemmia*  rende omaggio ad un paesaggio vitivinicolo secolare che, ancora oggi, continua a giocare un ruolo socio economico cruciale nella vita della comunità locale. 

I suoi scatti in bianco e nero catturano paesaggi ma soprattutto i gesti dei vignaioli delle Cinque Terre a lavoro durante la vendemmia verticale, in cui gli umori del terreno si mischiano alla secolare fatica contadina. 

Qui si producono tanti vini anche il prezioso passito Sciacchetrà di cui Eugenio Montale scrisse "il tipo classico, bevuto sul posto, autentico, al cento per cento, supera di gran lunga quel farmaceutico vino di Porto"; il passito amato anche da altri scrittori come ricordano le parole di Stanislao de Marsanich, Presidente dei Parchi Letterari, nella prefazione al libro di Barontini: “Le aspettano i grappoli per “quel ero sciacchetrà che si pigia nelle cinque pampinose terre” (Gabriele d’Annunzio); elevato a essenza di tutte le ebbrezze dionisiache da Giosuè Carducci, venne richiesto in poche bottiglie da Giovanni Pascoliin nome della letteratura italiana”. 

Claudio, sei un grande fotografo, un raffinato ritrattista di volti celebri con pubblicazioni sui più importanti periodici, ho anche visto che sei un musicista. Come ha influito la musica nel tuo diventare fotografo?
Dico sempre: “sono diventato fotografo perché volevo fare il musicista”. Ho comprato la prima reflex nel 1973, quando sono entrato a suonare il basso nell'orchestra della cantante Milva. Avevo 19 anni e con lei, per circa otto anni, ho preso parte a concerti in teatri e locali di tutto mondo...compreso il mitico Madison Square Garden di New York. Proprio in quel periodo presi in mano la mia prima macchina fotografica, con la quale iniziai a scattare e a raccontare tutto quello che incontravo e mi pareva bello. Insomma, una specie di diario per immagini da riguardare a casa, a fine tournée. Quando ho smesso di suonare con Milva, pur avendo altre chiamate da parte di gruppi e cantanti, ho continuato solo con la fotografia. Posso dire di aver iniziato anche bene quella nuova avventura perché il mio primo servizio nazionale uscì su “L'Europeo”. Da quel momento in poi ho continuato con il mio percorso fotografico. 

"Cinque Terre i giorni della vendemmia" è il tuo libro fotografico nato per omaggiare i venti anni (1999-2019) del Parco Nazionale delle Cinque Terre che è Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Come hai accolto la proposta di documentare le Cinque Terre del vino, oggi?
Ho avuto sempre il desiderio di raccontare le Cinque Terre; ma non i paesaggi, vere e proprie icone per libri turistici e calendari. Quel che mi interessava era la vita quotidiana di chi ci abita e lavora. Erano trent'anni che ci pensavo ma ho sempre rimandato sia per il lunghissimo tempo che questa impresa mi avrebbe portato via sia per le difficoltà logistiche ed organizzative. Probabilmente se non fosse giunta questa occasione, avrei rinunciato. 

 Nel 2015 nasce anche il Parco Letterario Eugenio Montale e delle Cinque Terre. Hai scelto di mettere una selezione di Ossi di Seppia ad accompagnare le tue foto? 
Sì, per il mio modo di “raccontare” un territorio trovo innaturale non pensare a chi lo ha fatto storicamente prima di me, con altre forme artistiche. Eugenio Montale lo ha fatto con la poesia, ma potrei aggiungere anche alcuni pittori tra cui il “macchiaiolo” Telemaco Signorini. Per questa idea che ho subito accolto, devo in realtà ringraziare Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre, che a sua volta l'ha proposta a Stanislao de Marsanich, presidente dei Parchi Letterari; è stato quest’ultimo a selezionare sapientemente i versi tratti da “Ossi di Seppia” del poeta Eugenio Montale. 

 Hai scelto un bianco e nero per i tuoi scatti. C'è un motivo specifico? 
 Sono nato con il bianco e nero e, anche se per i magazine scatto a colori, per i miei lavori, libri o mostre uso sempre questa formula. Il BN lo sento di più, è intimo, non distrae la lettura. “Il colore sottrae, il B/N aggiunge”, come ebbe a dire Vittorio Sgarbi alla presentazione di una mia mostra. 

Nel libro ci sono ritratti di persone che lavorano la terra quotidianamente, ma non solo. Hai voluto fare un racconto corale per immagini? Che tipo di comunità locale esce fuori? 
 Spero che esca quello che era l’obiettivo iniziale del libro, ovvero omaggiare una “comunità” di vignaioli, persone che con fatica e grande serietà, oltre a produrre dell'ottimo vino (come non ricordare lo Sciacchetrà) sono custodi di biodiversità e degli storici “muri a secco”, tipici di questo paesaggio ligure. Senza i viticoltori, forse, questo importante patrimonio culturale e storico sarebbe già crollato in mare. 

 Nei tuoi scatti ci sono persone, paesaggi, luoghi. Che tipo di narrazione fotografica hai usato? In che momenti quotidiani hai voluto immortalarli? Che tipo di paesaggio emerge? 
 Per la narrazione ho scelto di andare al di là di ogni logica di singolo borgo o cantina, preferendo raccontare le Cinque Terre come un territorio unico. Non ho avuto nessuna possibilità di scelta, sia per l'orario che per i giorni da fotografare. I viticoltori sono agricoltori e non "attori", come mi ha fatto notare un vignaiolo. Se vuoi fotografarli devi andare quando decidono loro e non ti puoi permettere di ritardare due minuti perchè non ti aspettano e non ti portano nelle vigne. Si tratta, dunque, di un racconto vissuto tra i vigneti e i muri a secco soffermandosi sulle antiche operazioni della zappatura, della legatura delle viti con la ginestra, della sfogliatura fino ad arrivare alla vendemmia e al “capitolo” conclusivo della vinificazione nelle cantine. Un "paesaggio" empatico fatto di ritratti, gesti, particolari e sensazioni. 

 Hai detto che “Ogni storia che fotografo entra a far parte della mia”, cosa ti è rimasto dentro più di ogni altra cosa qui alle Cinque Terre? 
 Tre mesi di appuntamenti alle cinque di mattina e le camminate interminabili per stretti sentieri a picco sul mare. Ora, quando ritorno alle Cinque Terre, ho un altro approccio del territorio. Mi sento quasi a casa.

 Nelle tue foto presenti in questo libro hai dato spazio al presente, al passato ma anche al futuro... 
 Credo che le Cinque Terre, dove la viticoltura da secoli è praticata in verticale, siano ancora molto legate alla tradizione, e sempre lo saranno. Non esistono trattori che passano tra i larghi filari, per facilitare i lavori. Qui si fa veramente fatica, come una volta. Ecco nelle foto che ho scattato, passato, presente e futuro sembrano quasi combaciare, per rimanere sospesi in una dimensione unica e atemporale. 

*Parco Nazionale delle Cinque Terre, Ed. Polistampa, 2019

 

 Annalisa Nicastro 

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari 



Montale e Le Cinque Terre
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Cinque Terre (La Spezia)

(..) per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni. (..)

Eugenio Montale (I Limoni, Ossi di seppia)

CINQUE TERRE i giorni della vendemmia
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