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Ode all'aglio

30 Dicembre 2020
Ode all'aglio
Le proprietà dell'aglio sono note da sempre e in tutte le civiltà, eppure nella letteratura non gli è stato dato il posto che realmente meritava. di Alberto M. de Marsanich

“... più bella di un uccello dalle piume accecanti, ai miei occhi sei globo celeste, coppa di platino, danza immobile di anemone innevato e vive la fragranza della terra nella tua natura cristallina.” (Ode alla cipolla, Pablo Neruda, Odi elementari - 1954) 

L’aglio continua a soffrire d’incomprensione. Avesse almeno avuto l’attenzione dedicata alla cipolla da un grande poeta, laureato premio Nobel. L’ingiustizia è evidente. Usato ma continuamente denigrato credo che abbia il diritto almeno ad un po’ di chiarezza. Pablo Neruda che, oltre ad essere stato un grande uomo e poeta, sapeva ridere spero non me ne vorrà. 

“...Gli antichi Romani lasciavano mangiare l’aglio all’infima gente, e Alfonso re di Castiglia tanto l’odiava da infliggere una punizione a chi fosse comparso a Corte col puzzo dell’aglio in bocca. Più saggi gli antichi Egizi lo adoravano in forma di nume, forse perchè ne avevano sperimentate le medicinali virtù: e infatti si vuole che l’aglio sia di qualche giovamento agl’isterici, che promuova la secrezione delle orine, rinforzi lo stomaco, aiuti la digestione e, essendo anche vermifugo, serva di preservativo contro le malattie epidemiche o pestilenziali....” (Pellegrino Artusi, L’arte di mangiar bene, 1891). 

Con l’intelligenza che lo contraddistinse il vate di Forlimpopoli riassume la questione. Nei quasi 4000 anni di storia documentata di uso dell’aglio poche civiltà ne hanno dubitato le proprietà curative (la prima testimonianza scritta certa è nel codice “Ebers”, un papiro medico egizio del 1550 a.C.) e magiche. 

Erodoto (490-424 a.C.) scrive di “schiavi nutriti con un pezzo di pane uno spicchio d’aglio e mezza cipolla” in Egitto. Ippocrate lo consigliava contro parassiti intestinali e per la fertilità delle donne. Gli atleti greci consumavano aglio prima delle competizioni. Per Galeno, era il rimedio del campagnolo e Dioscoride lo prescriveva contro veleni, itterizia, mal di denti, asma, parassiti ed altro. 

Il dio Mercurio nell’Odissea lo consiglia ad Ulisse contro le pozioni della maga Circe. Nello stesso periodo dalle culture asiatiche in genere, ed in particolare Indiana e Cinese le proprietà medicali dell’aglio erano conosciute ed usate. Il Talmud prescrive il consumo di aglio contro infezioni, parassiti e lo raccomanda per mantenere le relazioni coniugali. "L'aglio ha gran forza, e grande utilità contro la mutazione delle acque e dei luoghi. Con l'odore scaccia le serpi e gli scorpioni, e, come dicono alcuni, guarisce i morsi d'ogni bestia, bevendosi, o mangiandosi, о ungendosene; e particolarmente giova alle morici [emorroidi, ndr], dato col vino per vomito." (Plinio il Vecchio). 

Fu Roma a diffonderlo in Europa, i legionari ne avevano sempre una scorta per curare le infezioni (e si diceva anche per esaltare le virtù maschili ed il coraggio in battaglia). Nel Medioevo l’aglio curava le febbri, la sordità, gli sbocchi di sangue, altri malanni e persino la peste. In epoca Rinascimentale nelle “regole” della Scuola Salernitana l’aglio era rimedio anche contro i veleni. 

Pasteur, che qualcosa in merito sapeva, lo considerava un potente antibiotico. È stato usato contro le epidemie di tifo, tubercolosi, dissenteria, colera e nel 1918 contro “la spagnola”. L’aglio fu impiegato per disinfettare le ferite dei soldati in guerra nelle trincee della prima guerra mondiale, e si usa tuttora per curare infezioni particolari. E fin qui sono solo complimenti ma purtroppo “...s'annida/ ipocresia, ...”. Le cose sono infatti meno rosee sotto altri aspetti. Fatti salvi la Bibbia ed in genere il mondo romano, per il povero aglio è un disastro d’immagine planetario. 

Nella Bibbia, Libro dei Numeri Numeri 11:5, è ricordato con nostalgia, “Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto ... e dell'aglio.” I romani ne fecero un pianta sacra a Marte, l’aglio era addirittura un antidoto alla paura. Poi gli ingrati e l’associazione dell’effluvio, profumo sarebbe forse un poco esagerato, a considerazioni negative. I faraoni si astenevano dall’aglio, cibo sgradito alle divinità. Gli adoratori di Sokar, una divinità degli inferi si adornavano con ghirlande di aglio (una specie di versione antica di goth look). 
Per i greci era la “rosa fetida”. Nel Medioevo si esponevano corone d’aglio per tener alla larga spiriti malvagi, demoni e sortilegi (“Aglio, fravaglio,... “ a Napoli). Shurangama Sutra, Brahma Net Sutra, tradotto in cinese nel 406 dC) 

E l’elenco continuerebbe con altri più o meno sulla stessa linea. Se non bastasse, la denigrazione continua in letteratura e poesia, In alcuni testi Induisti, Jainisti e Buddisti, ad es.  cinque radici piccanti proibite. Causa irritabilità ed è afrodisiaco (e l’aglio è una delle l’odore allontana pure gli spiriti benefici). 

 “... se solo avesse mangiato un po’ meno aglio. Invece ne era ghiottissimo, come tutti i suoi connazionali, e puzzava in modo insopportabile. Tra l’altro ne aveva sempre in tasca almeno venti spicchi, come noi terremmo in tasca dei confetti...” (Gian Giacomo Casanova, nella fortezza di Sant’Andrea, Histoire de ma vie). 

Ed ancora peggio, addirittura nel manifesto poetico del simbolismo, “... Fuis du plus loin la Pointe assassine, L’Esprit cruel et le Rire impur, Qui font pleurer les yeux de l’Azur, Et tout cet ail de basse cuisine !” (Paul Verlaine Art poétique, 1874) 

Insomma, un’ingiustizia evidente da combattere a suon di bruschette. “...Però, ne’soffritti, state attenti che non si cuocia troppo, chè allora prende assai di cattivo...” (Pellegrino Artusi).

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